Sono nata a Locarno (Svizzera) un 13 maggio e dopo aver frequentato le scuole elementari e il ginnasio nella stessa città, ottengo la maturità liceale a Bellinzona. Studio in seguito Lavoro Sociale, Sociologia, Filosofia e Musicologia all’università di Friborgo dove mi laureo presso la Facoltà di Lettere.
È un racconto musicale in forma di opera, scritto in italiano per quattro voci soliste (soprano, contralto, tenore, baritono), in un quintetto di strumenti a fiato (flauto traverso, clarinetto, sax contralto, fagotto, corno), un sintetizzatore e una voce recitante.
(Testo: Fabrizia Iranzo-Imperatori; Musica: Manuel Rigamonti; Illustrazioni: Martina Rivera).
Lo spettacolo del conto musicale del 3 febbraio 2013, può essere visualizzato cliccando qui.
Fabrizia sa come condurre questa alta qualità stilistica che è l’equivoco, il lasciare che l’intervento di chi legge sia accettato per quanto è stato scritto e perciò anche per chi, voltando le spalle alla porta, legge e percorre parchi e porti. In ogni caso, sia come sia, vale la pena leggere “Occhiali da vista” di Fabrizia Iranzo Imperatori, narratrice che sa di fantasmi, e del peso che devono avere le parole per far parlare quei fantasmi, affinché noi, che siamo dall’altra parte del libro, possiamo sentirli.
I personaggi che abitano questi racconti, degne creature della mente e del cuore della narratrice, vivono a loro volta in quella zona intermedia che ognuno di essi ha dovuto inventare per poter sopravvivere. Credo che Fabrizia ci offra –in questo libro- il privilegio di percorrere, con la sua guida spregiudicata e libera, questo mondo parallelo che rappresenta l’arte che, come sappiamo, non è nient’altro che il delirio organizzato della follia.
La notte scese profonda su Calodi. La luna e le stelle illuminavano le montagne circostanti facendo brillare i ghiacciai come specchi. Era buio. Non c’era nessuna luce a rischiarare i vicoli del villaggio.
Dialoghi tra parole, musica e immagini. Ambivalenza di semplicità dell’unità e di destrezza di uno strumento innalzato al centro di un’orchestra. Un “assolo” di tre voci o una dolce solitudine condivisa.
Il gruppo di giovani narratori, quattro dei quali argentini: Analía Cóccolo, Romina Colaneri, Ignacio Falcón, Inés Haye, e una svizzera: Fabrizia Iranzo Imperatori riprende la tradizione di vampiri, doppi e fantasmi, da nuovi punti di vista e tecniche narrative.
Credo che questi autori onorino la loro appartenenza ai narratori latinoamericani, non solo per l’eccellenza dello stile e dei temi trattati, frammenti della nostra storia recente adornati di simboli, ma anche per le poche, ma precise parole usate per raccontare le loro storie. Penso che qui si applichi esattamente ciò che ha detto Gracián: ciò che è buono, se breve, è doppiamente buono.